sabato 3 agosto 2013

GIORNO 10 e 11: SGUARDO SU MILAZZO

  

A Milazzo diverse civiltà hanno lasciato splendide testimonianze della loro presenza. I rinvenimenti archeologici spaziano dall'età neolitica a quella greca e romana, segnando poi il passaggio di bizantini, arabi e normanni, angioini e spagnoli, fino alle memorie dell'epoca risorgimentale.

I riferimenti storici fissano la sua fondazione ad opera dei greci nel 716 a. C. in una terra  fertile e ricca di vegetazione dal clima mite che favoriva, secondo le leggende, il soggiorno degli dei dell'Olimpo.
Così come oggi, la "penisola del Sole" costituiva un punto d'approdo per raggiungere le "settesorelle" le magiche isole dove, con Eolo, dio del vento, abitavano ninfe, fanciulle e satiri.

Così quella striscia ha l'aria d'essere stata lanciata da sacra mano perché prendesse forma, quella di un dito che vuol indicare che più in là, lontane tra l'azzurro del Tirreno, si ergono bellissime le isole dell'arcipelago eoliano, una sorta di divina segnaletica turistica.


Cuore della città,  il centro storico dominato dal Castello, che sorge su una possente rocca naturale. 
Qui siamo in giro per le vie più antiche della città dirette al castello (nota scritta da Micol)


                   

                 



La costruzione del Mastio, che sorge sul punto più alto dello sperone roccioso a strapiombo sul mare, è iniziata forse sotto gli Arabi. E' stato poi ampliato dai Normanni e ha assunto la sua struttura attuale sotto Federico II di Svevia. Con la costruzione della cinta spagnola cinquecentesca, divenne  una vera e propria città murata.

Questo complesso sistema di fortificazioni non venne mai espugnato: non ci riuscirono neppure gli Spagnoli, che l’avevano eretto, quando tentarono da qui di riconquistare la Sicilia perduta. E lo stesso Garibaldi fermò la sua avanzata vittoriosa sotto le mura del Castello, finché l’esercito borbonico, per il collasso dello Stato napoletano, non si arrese.


Il Duomo Antico, ormai sconsacrato e sede di mostre artistiche, riserva molteplice sorprese.


Rimaniamo ammutolite dall'incanto e dalla potenza del luogo in cui ci troviamo e ci fermiamo qualche minuto nella corte principale ad assistere alle prove di uno spettacolo teatrale.





Ultima nota sorprendente, il misterioso “scarabeo”, 
realizzato lungo le mura di recinzione del Castello 
verosimilmente in età normanna. 
Si tratta di una sorta d'insetto costituito da mattoni
in pietra lavica, le cui ali pare abbiano avuto 
anticamente la funzione di quadranti solari. 
Misteri ironicamente insoluti.




 


2 commenti:

  1. viaggiare con occhi nuovi, è questo il segreto!! L'entusiasmo viene da sé; se poi ci si trova in certi posti... il mio consiglio di oggi è: Tindari al tramonto.

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  2. Sempre bello leggere il tuo diario, viene voglia di salire in macchina, partire e non fermarsi +!
    Le foto di Micol sono super!

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